mercoledì 16 luglio 2008

Franz Melanzetti: "un DAEMONIA sotto la pelle del Bolognetti"

Nell'attesa del 2' video della saga dei DAEMONIA, ho deciso di rispolverare un estratto di un film, un ponte naturale con il Maestro del Brivido e con la musiche degli ex Goblin, ma anche un occasione per presentare un perosonaggio off che merita: Franz Melanzetti, un demone nato sotto la pelle del Bolognetti, partorito dalle viscere della decadente Bologna , figlio di un film low budget e avvenieristico: The Human Film. In questa incredibile sequenza di degrado urbano, che non è rappresentativa di Bologna- anzi con Bologna sembra non c'entrare nulla, almeno all'apparenza- il monologo malavitoso spiazza tutti, compreso me filmaker e operatore e il protagonista del film: l'americano Ted Hemmann, qui relegato al ruolo di semplice comparsa, ma solo in questa sequenza. La scena potrebbe essere stata girata nelle favelas brasiliane, nel Bronx, nelle periferie di Buenos Aires, ma questo non è importante. Scampia è già in mezzo a noi, è nei luoghi che non ti aspetti, MAGARI SOTTO CASA TUA. Questa volta non c'è la regia sapiente e ineccepibile di Argento a regalarci momenti di suspense, ma è il video con la sua naturale crudezza a fornirci un quadro di orrore sottourbano. 9 minuti per riflettere, 9 minuti di follia, 9 minuti di trash talking, ma anche le musiche del bravo Max Magnus Magnani- Skiantos-. Una scena che anticipa- almeno nel linguaggio- il bellissimo Gomorra di Matteo Garrone. TENETEVI FORTI


Gabriele Veggetti- critico cinematografico- descrive perfettamente la scena di cui sopra.
"Dove finisce la realtà e dove inizia la messa in scena?"
La finzione cinematografica, il paradosso della realtà filmica, è tutto giocato su un tacito patto con colui che guarda. Posso ingannarti (purchè ti abbia opportunamente informato) con una costruzione narrativa plausibile, oppure presentarti la realtà così come la macchina da
presa può cogliere direttamente dagli eventi, senza che questi vengano in qualche modo modificati da chi li riprende, con la logica e gli stilemi riconoscibili del documentario.
E’ su questo discrimine incerto che si operano tutte le falsificazioni possibili, tutte le contraffazioni dei falsi documentari che nascondono elaborate “messe in scena”;pur tuttavia il pubblico viene informato su ciò che sta guardando, fiction o documentario, vero o falso che sia.L’ambiguità crea disagio qui come non mai. Questo estratto di "The Human Film" è ambiguo, spurio, linguisticamente scorretto perché scompagina con intelligenza le regole più elementari del patto con lo spettatore. Presentato come fiction, il film di Ciusa non svela il suo dispositivo ed elude qualsiasi tipo di informazione sulla storia o non-storia, sui personaggi e gli interpreti. Il video, con la sua immediatezza un po’ brutale, talvolta consente di aprire inusitati canali di senso e di giocare ambiguamente, come in questo caso, su realtà e fantasia. Lo hanno fatto i cineasti di Dogma, alla ricerca di uno sguardo “casto”, non inquinato da effetti speciali e luci aggiuntive, l’unico artificio ammesso era quello dettato dalla finzione narrativa, tuttavia anche qui non c’era inganno tra verità e finzione. Ma l’ambiguità del film, la sua affascinante scorrettezza, non è solo costruita sui personaggi ma è soprattutto linguistica, nel suo giocare con categorie schematiche (fiction e documentario) per scompaginarne lo schema, senza nel contempo suggerire chiavi di lettura e di comprensione salvo forse gli eloquenti titoli di coda.
Qualcosa di simile è stata creata da Ciprì & Maresco con cinico-TV, ma in questo caso saltava subito agli occhi la maestosità della messa in scena e lo sgangherato realismo degli attori. Le immagini del film di Ciusa si sottraggono alla logica della fiction, cercando di negare anche quella del documentario. Il mondo, come diceva diversi anni fa Piergiorgio Firinu, è irrappresentabile, ma alcuni cineasti come Ciusa, pur consapevoli di ciò, continuano inesausti a tracciare con la loro telecamera le mappe dei propri miraggi come cartografi impazziti.
PS: Riccardo Paccosi l'ha incontrato un paio di giorni fa. I 2 cuccioloni si sono annusati, studiati e poi subito piaciuti. Ora sono 2 veri vecchi amici. Questione di feeling? Non è comunque sempre detto che ad un Rottweiler piaccia un Husky!
E tu mitico Carlo Ottavi che ne pensi di questa sequenza di film?

2 commenti:

drusia ha detto...

Sensazionale questa scena. Ho visto Gomorra, lo stile è lo stesso e anche la forza espressiva. Adirittura maggiore in questo caso. Grande Walter!

Walter ha detto...

Grazie Drusia, ne prendo atto. Comunque un immenso Melanzetti, quando Paccosi- il dirett. artist.- l'ha visto per la prima volta al Vicolo, si vedeva l'estasi nel suo volto.